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Apprendere col gioco del teatro

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Apprendere col gioco del teatro. Una riflessione sulla pratica del teatro-formazione

E’ il significato delle nostre esperienze, e non la struttura ontologica degli oggetti, a costruire la realtà. Alfred Schutz, Sulle realtà multiple

Il gioco è qualcosa che ci prende pur nella sua leggerezza: si entra e si esce quando si vuole. Nel gioco non opponiamo resistenze come faremmo in una disputa di idee o di conflitto di interessi. Non sentiamo di essere attaccati e minacciati e dunque pensiamo di non doverci difendere.

Le premesse (1) (schemi di riferimento e prospettive di significato) costituiscono la traccia dell’identità del soggetto. Il Sé dell’adulto si costituisce fondamentalmente nelle esperienze della vita quotidiana e il lavoro è fra quelle più significative: per la quantità di tempo dedicato alle attività professionali; per le possibilità di vita che mediamente la professione assicura. La cornice (frame) (2), entro cui è contenuta l’esperienza quotidiana, è il limite che ci permette di definire la nostra realtà e ci protegge dalle scosse perturbanti di altri mondi (il sogno, la fantasia, il gioco, le allucinazioni, la pazzia e il possibile).

Le premesse, che potremmo definire anche come il significato che assegniamo alle nostre esperienze, ricevono di solito conferme dagli altri. Siamo convinti perciò di padroneggiare quello che ci accade, anche se lo facciamo quasi sempre inconsapevolmente. Forse il solo trambusto delle sporgenze esistenziali (lutti improvvisi, perdite di persone o cose, calamità, ma anche gioie e piaceri inattesi) può indurci talvolta a modificare alcune nostre convinzioni.

Allora, come si possono attivare forme di apprendimento trasformativo? Occorrerebbe un contro-movimento che possa, anche solo per un po’, spaesarci, farci oscillare tra il reale e il possibile di un gioco. Occorrerebbe che la rigida cornice, che contiene e preserva il senso comune delle nostre esperienze, possa diventare più simile a una membrana dai confini mobili che separa ma lascia passare. Potremmo così imparare a correggere la rigidità di alcuni comportamenti, svincolandoci “dai blocchi logici entro cui tendiamo inerzialmente a rinchiudere la nostra esperienza, compreso il nostro modo di conoscere e di comunicare” (3).

Il teatro-formazione ci allena a entrare e uscire dalle regole del senso comune, ci mette in gioco: possiamo diventare l’insegnante perfida o il manager stressato. Nel gioco del teatro, forziamo i nostri comportamenti abituali, assumendo (e sentendo) altri modi di fare. Oscilliamo, apprendiamo: la membrana ora traspira e ci permette il passaggio da una pratica formativa a un nuovo apprendimento: il gioco del possibile, un modo diverso di stare al mondo.

Sergio D’Angelo*

(riproduzione riservata)

Note:

(1) Il termine è ripreso da Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi

  • (2) Il significato di frame (cornice) è quello usato da Erving Goffman in Frame analysis, Armando
  • (3) Citazione da Pier Aldo Rovatti, Il paiolo bucato, Raffaello Cortina

*Sociologo del lavoro, consulente di formazione e sviluppo organizzativo. Presidente AIF Puglia

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